Serial Killer: Il mostro di Firenze #6

La storia che state per leggere è una delle più spaventose. Di sicuro, la più terribile tra quelle successe in Italia. Vi verrà narrata come uno di quei racconti agghiaccianti alla Edgar Allan Poe, oppure, come farebbe il più contemporaneo Carlo Lucarelli. Proprio per questo motivo, non verrà seguito l’ordine cronologico dei fatti.
Per l’argomento trattato e il materiale riportato, si sconsiglia la lettura a un pubblico impressionabile.
Quinta parte.

Sesto omicidio: Meyer – Rüsch

Luglio 1982.
Il mostro di Firenze non è sconosciuto alla polizia. O almeno, la Beretta calibro 22 con proiettili Winchester serie H sono già presenti in archivio: nel 1968, la pistola ha sorpreso una donna e il suo amante in macchina, risparmiando il bambino addormentato sul sedile posteriore. Eppure, il caso si è concluso con la condanna del marito della vittima, che al momento degli omicidi del mostro è ancora in carcere.
Il magistrato Silvia Dalla Monica rilegge la deposizione altalenante di Stefano Mele, il responsabile del duplice omicidio del ’68, ma l’uomo ritratta e afferma di essere innocente: la pistola, dice, l’ha data all’amico Francesco Vinci. L’attenzione delle forze dell’ordine si concentra sull’uomo che, denunciato dalla moglie per maltrattamenti, non si trova. Le indagini portano in fretta alla sua Renault 4, parcheggiata nei pressi di Grosseto e abbandonata tra le frasche in una via che porta direttamente a Boccaiano, la zona in cui sono stati assassinati Paolo Mainardi e Antonella Migliorini solo un mese prima.

E’ il 15 agosto 1982.
Francesco Vinci viene individuato e arrestato, poi portato in carcere.

E’ il 7 novembre 1982.
L’accusa a Francesco Vinci viene formalizzata: l’uomo è accusato di tutti gli omicidi del mostro di Firenze.

La storia

E’ venerdì 9 settembre 1983.
Jens- Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer sono due studenti tedeschi in vacanza in Italia, dove sono arrivati con un Volkswagen TI. Sono fermi in uno spiazzo tra Giogoli e Scandicci.
L’autoradio accesa non riesce a coprire i 7 colpi sparati a distanza ravvicinata: circa 1 mt e 30cm. Meyer è sulla brandina quando viene raggiunto da 3 colpi: 1 in regione occipitale, 1 all’ipocondrio destro (mortale) e 1 sul gluteo sinistro. Rüsch è sul fondo del pulmino, a terra: 1 colpo sul labbro, 1 nella zona della mascella (mortale), 1 tra primo e secondo dito della mano sinistra e 1 sulla coscia sinistra; ha anche delle escoriazioni sul ginocchio e sulla gamba sinistra. Nessuna delle vittime è stata mutilata, perché l’assassino ha scambiato uno dei due studenti per una donna: Jens Uwe Rusch, infatti, ha capelli lunghi e biondi.

E’ sabato 10 settembre 1983, ore 19.30.
Rolf Reinecke abita nella depandance di Villa la Sfacciata, sempre in Via di Giocoli. Nota un pulmino con targa tedesca, che qualche giorno prima ha sostato nella piazzola degli Scopeti: è a meno di 100 mt dalla villa, con il muso posteriore rivolto verso la strada principale.
Reinecke trova i cadaveri degli studenti tedeschi a un giorno e mezzo del duplice omicidio.

I fatti

E’ il 10 settembre 1983.
Il Volkswagen TI ha l’autoradio accesa: si trova a 7 mt dalla strada principale e a 70 mt dal bivio di Volterrana. Fuori dal camper viene trovato un bossolo calibro 22 serie H, poco distante dalla ruota posteriore sinistra; altri due bossoli dentro il furgone; mentre l’ultimo viene ritrovato domenica 11 settembre, grazie al metal detector. Il portellone destro è aperto, mentre gli sportelli anteriori sono bloccati: a riguardo, un testimone dichiara che la mattina del sabato le portiere erano chiuse e che“non vi ho fatto molto caso. Accanto vi era una seconda auto di color bianca forse una A112 o una mini, in quanto era tagliata di dietro e molto larga. A lato vi era un uomo che si stava lentamente avvicinando a detto furgone parcheggiato a tre metri di distanza. L’uomo dall’apparente età di anni 40\45 molto robusto, capelli radi e forse anche stempiato, indossava un paio di pantaloni chiari, era alto almeno 175 cm”. Nel 1992, lo stesso testimone dirà di aver visto il furgone con lo sportello aperto e una persona anziana che guardava all’interno.
A 30 mt di distanza dal Volkswagen vengono trovate riviste pornografiche, facendo pensare che quella sia una zona di guardoni.
Il medico legale fa risalire la morte dei due turisti tedeschi tra le 23.00 di venerdì 9 settembre e l’01.00 di sabato 10 settembre.

Le testimonianze raccolte successivamente parlano di una tranquilla coppia di camperisti, che si assentava durante il giorno per poi fare ritorno alla piazzola di sera.
I coniugi Nenci affermano di aver visto un’auto rossa accanto al pulmino la mattina del 9 settembre e il giorno dopo, alla stessa ora, un’auto bianca. Il metronotte Menichetti (che afferma di conoscere le vittime, per averli allontanati dalla piazzola degli Scopeti qualche giorno prima) vede il furgone parcheggiato nella piazzola alle 09.30 di sabato e vicino, una Fiat 126 bianca: questa aveva un adesivo di limite di velocità a 80km/h posto sul cofano, a destra della targa, mentre lo sportello sinistro era leggermente aperto e con uno straccio penzolante.
Rolf Reinecke dichiara che la Fiat vista dai testimoni potrebbe essere la sua Mini, di colore bianco. Interrogato dal maresciallo Congiu, Roberto Mario Parker, abitante della villa e possessore di un’auto simile alla famosa 126 bianca, dichiara: “Dal 19\10\83 abito in un appartamento di Via di Giogoli 2b\3. Prima di allora avevo un domicilio in via Fortini a Firenze. Prima di andare ad abitare in detto appartamento mi sono recato in via di Giogoli sempre nel mese di ottobre, ma escludo che la macchina che lì e’ stata vista sia la mia, poiche’ la mia mamma me l’ha prestata successivamente”.

E’ il 17 novembre 1983.
Una convivente del proprietario della villa dichiara: “Effettivamente mi sembra sia’ stato ceduto in locazione ad un cittadino americano, che si chiama Parker, un appartamento nel condominio dove risiede il Reinecke”.

L’omicidio di Jens- Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer scuote la procura, che da un anno si credeva convinta di aver arrestato il killer delle coppiette.
L’uccisione dei due rinnega una serie di abitudini assai note del mostro: per la prima volta, il duplice omicidio viene commesso di venerdì e non di sabato e le vittime, finora composte da un uomo e una donna, stavolta sono due uomini. Quest’ultimo dettaglio, insieme alla distanza degli spari che fa ipotizzare l’altezza dell’assassino (stimata ora sul metro e ottanta), da l’impressione che il killer abbia sparato contro due persone a caso; particolare questo che cozza con le ipotesi tenute in conto finora, che parlano di un assassino che segue le proprie vittime e tiene sotto controllo i loro familiari.

Settima parte.

Sara C.

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