La buona recensione

Mettiamo le mani avanti e diciamo subito che questo è il mio modo di vedere le cose.
Di questi tempi, anche la libera opinione è motivo di scontro e visto il quantitativo di teste matte su gambe, preoccupanti quanto imprevedibili, direi che è sempre bene sottolineare quel “secondo me” miracoloso che sa concludere (dignitosamente) i confronti diventati ormai sterili. Infatti, è vero che il confronto arricchisce, ma bisogna anche capire quand’è giunto il momento di accettare la legittimità delle idee altrui e rispettarle, come chiede la buona educazione. Ricordiamo un punto fondamentale: le basi di un buon confronto sono l’ascolto e la parola, a cui segue la riflessione; se l’ascolto viene meno o se si ascolta solo per smentire e/o convincere l’altro, non ci si sta confrontando in maniera sana. Si tratta di indottrinamento, più o meno consapevole, più o meno velato, ed è sbagliato, perché limita la libertà di pensiero altrui. Nessuno deve essere salvato dalle proprie convinzioni, tenetelo a mente.
Fatta la doverosa premessa, che ha il compito di aprire al dialogo e sedare polemiche inutili, vi racconto il mio modo di concepire la recensione.

Alexei Butirskiy

In una società in cui tutto è condiviso, i feedback sono importanti e in alcuni ambiti, come quello dell’arte, diventano addirittura fondamentali perché utili alla diffusione delle opere stesse. Ovviamente, però, tra il passaparola e la recensione c’è molta differenza: il primo consiste in un normalissimo consiglio, mentre la seconda è una vera e propria analisi frutto di ragionamento, che può essere soggettiva od oggettiva.
Tutti hanno il diritto di esprimere un’opinione personale sul libro, film o album appena acquistato, in quanto spettatori-paganti, ma sono ben pochi coloro i quali possono recensire in maniera oggettiva, con approccio competente e professionale, sviscerando pro e contro. Esempio banale: un bookblogger può saper cogliere sfumature che un comune lettore non vede, ma questo non lo rende un recensore competente e professionale. Si tratta di un lettore più consapevole, ma siamo assai lontani dalla figura di critico letterario, come Benedetto Croce.
Sulla base di questo ragionamento, personalmente sono abituata a diffidare dalle recensioni personali spacciate per professionali, da quelle che si limitano al copia e incolla del sunto dell’opera e di quelle che dimostrano, in un modo o nell’altro, di non conoscere affatto ciò che stanno recensendo. Insomma, ogni opera va vista, compresa, discussa e metabolizzata prima di essere recensita e questo richiede volontà, tempo e impegno: non ci si può limitare a timbrare il cartellino. Di certo, non è quello che troverete qui.

In conclusione, la buona recensione è quella fatta da un soggetto consapevole dei propri limiti, ma soprattutto, è quella che esiste, perché (come detto all’inizio) ogni opera deve la propria diffusione ai feedback degli spettatori-paganti. Quindi, che sia un autore big o un esordiente, che si tratti di un film tripla A o di un corto indipendente… lasciate sempre il vostro parere: è un diritto al quale è bene non rinunciare e un dovere nei confronti di chi ha messo tutto se stesso in un’opera artistica.

Sara C.

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