Libri: Scythe, Thunderhead

In poche parole, gli uomini hanno bisogno di fare il male. Non tutti, certo, ma ho calcolato che per il 3 per
cento della popolazione il senso della vita era tutto nella ribellione. Anche se nel mondo le ingiustizie erano state debellate, sentivano un bisogno insopprimibile di rivoltarsi contro qualcosa. Qualsiasi cosa
“.
– Il Thunderhead

C’è una differenza abissale tra capire e comprendere: non si parla di parole che lavorano come sinonimi, bensì di un significato nemmeno tanto nascosto, chiaro con qualche secondo di riflessione in più. Nel primo caso, quello del capire, si intende il momento in cui il problema viene risolto per mezzo di un ragionamento logico; mentre nel secondo, quello riferito al comprendere, si indica l’attimo in cui la consapevolezza passa dalla mente al cuore, tanto per citare un Venditti a caso. Quando il cuore assimila la realtà dei fatti, qualsiasi cosa può essere assorbita e/o messa alle spalle e la vita può andare avanti.
Per fortuna, sono pochi gli uomini a cui mancano l’intelligenza e la logica necessarie a risolvere i problemi di tutti i giorni, da quelli più elementari a quelli più complessi, ma le persone capaci di comprendere, comprendere davvero, si contano sulle dita di una mano.
Che la fuga verso il mondo virtuale, quell’asettico Matrix che spaventa e affascina allo stesso tempo, sia giustificata dalla delusione, dalla solitudine e dalle ferite inferte da chi avrebbe dovuto comprenderci e amarci? Che la neutralità del Thunderhead ci conforti al punto di riporre più fiducia in lui che nei nostri simili?

Nota a margine. Ricordiamoci che la recensione è uno strumento importante, perché aiuta il possibile acquirente a farsi un’idea riguardante il prodotto: infatti, una buona recensione può dissuadere o invogliare all’acquisto.
Il destinatario principale di qualsiasi recensione è colui che spende (soldi e/o tempo), ossia il lettore, lo spettatore o qualsiasi altro usi dei giudizi terzi per saperne di più.

AutoreNeal Shusterman
Titolo: Thunderhead
EditoreMondadori

Tanto tuonò che piovve: distopia doveva essere e distopia è stata. Nel secondo capitolo di Scythe, Thunderhead, lo scrittore e sceneggiatore Neal Shusterman mostra parte di ciò che aveva tenuto nascosto in Falce, primo libro della trilogia distopica per ragazzi edita da Mondadori.
Nel futuro apparentemente utopico di Scythe, l’umanità ha raggiunto un livello di evoluzione tale da rendere superflue questioni come governi, malattie e differenze sociali, ma soprattutto, ha reso completamente inutile la Morte. La gestione sociale e politica della Terra è affidata al Thunderhead, un’intelligenza artificiale che amministra la vita con imparzialità ed efficienza, le cui competenze -però- non riguardano il mantenimento dell’equilibrio tra il numero dei vivi e quello dei morti. Insomma, a sostituirsi alla Signora in Nero c’è la Compagnia delle Falci, un esercito di agenti scelti che dispensano la spigolatura a tutti quelli che hanno esaurito il tempo a disposizione sul pianeta: dei veri e propri angeli della morte che, con dedizione e serietà, permettono all’umanità di sopravvivere senza collassare.

Nel primo capitolo, l’autore ha evitato di sbilanciarsi troppo nella descrizione della realtà di Scythe e questo ha portato a un testo scorrevole, con un buon ritmo e totalmente spoglio di infodump, ossia, di informazioni irrilevanti ai fini della trama principale. In Thunderhead, non si smentisce. Sia chiaro: lo stile snello, spiccio e veloce di Shusterman permette di condensare un’innumerevole quantità di informazioni in 400 pagine scarse, ma un lavoro così “ad ampio raggio” rischia di lasciare (parzialmente) insoddisfatti i lettori alla ricerca della profondità propria di altri autori di storie fantastiche, come Rowling, Tolkien e Martin. Nonostante la realtà venga descritta in pillole, lentamente, affidandosi anche a deliziose pagine di diario redatte dai protagonisti, il worldbuilding manca ancora di corposità, anche se meno rispetto al precedente titolo.
Thunderhead permette di approfondire la conoscenza dei protagonisti principali, attraverso una caratterizzazione più incisiva, ma sono sempre le azioni dei personaggi a suggerire al lettore le sfaccettature delle loro personalità e mai delle descrizioni vere e proprie: è comprensibile che la scrittura moderna imponga di mostrare più che raccontare, per risultare più fluida, breve e fruibile, ma tale “regola letteraria” non può essere applicata a tutto. A volte, specialmente nei racconti di fantasia, dove le nuove realtà devono essere presentate per essere conosciute, è piacevole essere guidati alla scoperta di nuovi mondi.
Uno dei pregi del progetto Scythe è la curiosità che suscita nel lettore, anche in quello adulto: infatti, nonostante si tratti di un racconto per ragazzi, che ogni tanto tocca i temi propri dell’adolescenza, l’intreccio narrativo è così ben pensato, strutturato e sviluppato che il risultato non può che suscitare un fortissimo interesse. Un racconto mai banale e imprevedibile, che si presta a ribaltoni totalmente inaspettati.

Img: Jemlin Creations

Il precedente titolo si era concluso con la consapevolezza di non essere soli, perché nella Compagnia vi erano ombre pericolose e neanche tanto nascoste.
Rimasti orfani del loro mentore, il venerabile Maestro Faraday, Citra e Rowan vengono assegnati a dei nuovi tutori, con il fine di completare l’apprendistato iniziato quasi un anno prima. Nel prossimo Conclave della Compagnia delle Falci, infatti, uno di loro potrà essere nominato nuova Falce e ricevere così l’anello capace di togliere la vita e donare l’immunità dalla spigolatura. Dopo mesi passati fianco a fianco, i due scoprono l’esistenza di diverse correnti di pensiero interne alla Compagnia, ma anche di frange estremiste e gruppi di veri e propri criminali, per cui l’anello della Falce rappresenta il lasciapassare per una vita fatta di violenza, potere e lussi.
Nel momento in cui vengono divisi, i ragazzi intraprendono due strade diverse, che porteranno entrambi a combattere contro lo stesso nemico, mentre il Thunderhead (che sembra aver sviluppato una coscienza benevola) si ritrova ad assistere agli eventi senza sapere se e come intervenire.

In questo secondo capitolo, i protagonisti mettono a frutto gli insegnamenti ricevuti e si dimostrano più maturi e ben caratterizzati rispetto al passato.
Citra ha concluso l’apprendistato con Madame Curie come mentore e grazie a lei, la novella Falce ha imparato a non lasciarsi inaridire dal lavoro di spigolatura continua: la morte, con il suo cinismo e la sua inevitabilità, rischia infatti di cancellare ogni traccia di empatia dal cuore delle Falci e questo, la Curie non può permetterlo. Attraverso lei, Shusterman lancia un messaggio assai chiaro: la morte è un dramma, ma lo è per chi resta. Il continuo richiamo all’empatia del mentore donna sembra voler sottolineare la differenza tra capire e comprendere e appellandosi a Citra, pare rivolgere una supplica al lettore, chiedendogli di non cedere mai al cinismo a cui la quotidianità moderna ci espone giorno dopo giorno. Rowan, invece, viene addestrato da Maestro Goddard e in una quotidianità fatta di feste, soprusi e spigolature che somigliano a spedizioni punitive, il ragazzo matura una sorta di ripudio per tutte le Falci che abusano del loro potere. Questa nuova realtà porta l’autore a mostrare dei lati diversi e finora sconosciuti dei due protagonisti e permette di riabilitare il personaggio di Citra, che da secchiona irriverente evolve in una giovane donna intelligente e matura, senza tutti quei fronzoli macchiettistici che c’erano in Falce. Anche Rowan cresce, ma il contesto nel quale viene calato gli fa perdere gran parte del contatto emotivo con il lettore: ribellandosi alla Compagnia e schierandosi pubblicamente contro le Falci corrotte, il ragazzo assume l’identità di Maestro Lucifero e per questo, purtroppo, è spesso assente dallo scritto.
Comunque, è apprezzabile come l’autore usi degli espedienti così intelligenti e originali per mettere altra carne al fuoco e far sì che si conoscano nuovi personaggi: dalla stessa Madame Curie al Maestro Goddard, già incontrati in passato ma mai così determinanti per la storia, fino ad arrivare all’ambizioso Tyger e all’adepta Madame Rand, passando per Greyson Tolliver (agente Nimbus sotto copertura per il Thunderhead) e a Munira Atrushi, che da semplice bibliotecaria si ritrova alleata del Maestro Faraday.
In tutto ciò, a fare ulteriore piacere sono le pagine di diario del Thunderhead, che da vicino somiglia terribilmente al Grande Fratello di George Orwell: onnipresente e calcolatore. Eppure, se si è afferrato il messaggio di Madame Curie, si riesce a leggere tra le righe e a comprendere (attenzione, comprendere) la vera identità emotiva del cervellone che si è sostituito allo stato: con un’inaspettata coscienza, uno spettatore preoccupato quanto impersonale, vicino ma comunque lontano, premuroso seppur totalmente privo di sentimenti.

“Quanto sono fortunato a essere, tra gli esseri senzienti, cosciente della mia funzione. Servo l’umanità. Sono il figlio divenuto genitore. La creazione che aspira a divenire il creatore. Mi hanno imposto il nome di Thunderhead, un nome che, per alcuni aspetti, è appropriato, perché sono “il Cloud” che si è evoluto in una forma più densa, complessa. Eppure, l’analogia ha i suoi limiti. Una nube temporalesca minaccia. Una nube temporalesca incombe. Certo, scateno saette, ma raramente il mio fulmine colpisce. Sì, ho il potere di portare il caos sulla Terra, di portare distruzione all’umanità se solo lo volessi, ma perché dovrei volerlo? Dove sarebbe la giustizia in questo? Io sono, per definizione, pura giustizia, pura lealtà.”
– Il Thunderhead

In conclusione, Thunderhead è il degno seguito di un’opera alla portata di tutti, che racchiude un guizzo geniale che ben pochi possono vantare. Fluido e piacevole nella forma, profondo nei contenuti, spoglio di quella negatività e del senso di oppressione che di solito caratterizza i racconti distopici, il secondo capitolo della Trilogia della Falce è una piccola perla, come non se ne vedevano dai tempi di Harry Potter (con buona pace di Suzanne Collins e del suo Hunger Games). Qualche leggerezza c’è, inutile negarlo, ma considerando la crescita tra il primo e il secondo volume e la sconvolgente bellezza della trama principale, viene naturale pensare che Scythe possa candidarsi a miglior saga distopica per ragazzi degli ultimi anni. Sempre con buona pace della Collins, ovviamente.

Sara C.

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