Libri: Come una bambola di pezza e fieno, Teresa Bonaccorsi

Una premessa necessaria.
Come detto nel post What’s new #15, ho deciso da tempo di intraprendere una strada “diversa”. Dove per “diversa” intendo “giusta” o “giusta per me”.
Credo che l’insicurezza porti le persone ad agire e pensare in modi che non gli appartengono e per questo, è sempre bene mettere dei paletti tra noi e gli altri. Ad un certo punto della giornata (così come dei fatti), è giusto chiudere la porta di casa propria e vedersela da sé. Affidarsi a terzi significa non avere stima di sé, non credersi all’altezza di qualcosa e perciò, si cerca l’appoggio degli altri per validare pensieri di cui dovremmo essere orgogliosi, perché nostri e non di chissà chi.
E’ per questo che ho scelto di stare per conto mio, in tutto. Di dare importanza al mio punto di vista, di tornare al centro del mio stesso universo e smetterla di basare la mia vita su pareri altrui.
Ho deciso tempo fa di non collaborare con altri blog, di ritagliare uno spazio tutto mio e di metterci dentro ogni pensiero, ogni parere e ogni idea mi passi per la mente, in maniera libera, senza condizionamenti. Ho voluto riscoprire il piacere di scegliere di persona un libro o un film, senza suggerimenti o indicazioni; mi sono stupita per la quantità imbarazzanti di riflessioni che ne possono derivare e ho scelto di scegliere. Mi sono allontanata da un ecosistema che suggeriva cosa leggere e cosa pensare a riguardo, pena l’esclusione da chissà che circolo, quindi mi sono armata di libertà di pensiero, parere e parola e sono diventata indipendente. La libertà ha un prezzo e lo pago volentieri: vado alla ricerca di estratti senza che questi mi vengano inchiodati davanti agli occhi, mi incuriosisco, compro il libro che mi interessa perché suscita in me curiosità e non per completare una specie di collezione Panini e poi… leggo, liberamente. Posso sospendere se non mi piace o se non mi va, ma soprattutto (pagando il costo di copertina) posso permettermi di dire ciò che penso.

Comprendo le perplessità che questa recensione potrà generare in alcuni, ma vorrei ribadire un concetto molto importante: tutti possono creare belle storie e nel momento in cui queste esistono, io vorrei leggerle.
Ho letto gli editoriali di Montanelli e per questo, sono sempre stata contraria alla rimozione della sua statua con la Lettera 22. Spero che l’esempio basti a chiarire il mio concetto di equità e onestà intellettuale.

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Nota a margine. Ricordiamoci che la recensione è uno strumento importante, perché aiuta il possibile acquirente a farsi un’idea riguardante il prodotto: infatti, una buona recensione può dissuadere o invogliare all’acquisto.
Il destinatario prima di qualsiasi recensione è colui che spende (soldi e/o tempo), ossia il lettore, lo spettatore o chiunque altro si avvalga di giudizi terzi per saperne di più.

Autore: Teresa Bonaccorsi
Titolo: Come una bambola di pezza e fieno
Editore: Self – publishing 

Prima di recensire questo libro è bene chiarire che non si tratta di un opera letteraria comune, bensì di un racconto breve che ha lo scopo di sensibilizzare il lettore sul tema delle spose bambine, devolvendo il ricavato alla onlus “Campo di lavoro per il S.Natale Don Carlo Donati“. Considerando le 24 pagine totali, di cui fanno parte prologo e ringraziamenti, è chiaro che il testo non ha ambizioni letterarie, ma filantropiche e come tale deve essere letto.
La storia ricorda vagamente i testi delle fiabe, sia per la brevità che per la semplicità, ma il senso del contenuto è davvero drammatico: la piccola Aisha non è ancora una donna, ma comunque, sta per essere ceduta in sposa a Faruk, un uomo molto più grande di lei.
A quell’età, indipendentemente dal paese in cui risiede, dalla religione e dalla cultura della propria etnia, un bambino dovrebbe giocare e vivere la fase dello sviluppo con serenità, studiando, giocando e maturando, fino a diventare l’essere umano adulto e libero a cui tutti dovrebbero aspirare. Eppure, il diritto all’infanzia viene negato in molte parti del mondo e se si è donne, si subisce una doppia privazione: quella del presente e del futuro. Molte bambine vengono cedute in spose a uomini più grandi, sconosciuti, perché di fondo c’è la più totale mancanza di rispetto verso la figura della donna stessa. Dal padre al marito, ragazzine paradolescenti vengono “passate” di proprietà come oggetti ed è così che poi vengono trattate: stuprate, picchiate e a volte uccise, per poi essere velocemente sostituite. Proprio come degli oggetti.

Il racconto di Aisha, che accoglie il matrimonio con Faruk con lo stesso entusiasmo del padre, ma ignara di ciò che l’aspetta, mostra l’innocenza di una vittima, il dolore di una figlia delusa e la disperazione di una donna condannata, perché presente e futuro si equivalgono: amarezza e sofferenza, questa sarà la sua vita. Abbandonando la bambola di pezza e fieno, Aisha perde il diritto alla pace e alla serenità; alla crescita, alla maturità; all’amore e al dolore, all’amicizia; all’odio e al desiderio; alla frenesia della quotidianità, alla maternità per scelta, alla soddisfazione e ai ricordi. Aisha perde il diritto alla vita.
Con uno stile fluido perché semplice, l’autrice racconta brevemente la realtà di migliaia di bambine e dando loro un nome così comune, che può essere confuso con la mancanza di originalità, si suppone voglia incarnare tutte le vittime di matrimoni forzati e precoci. In un testo così corto non vi sono particolari segnalazioni da fare, perché è assai chiaro che non c’è alcun interesse letterario in questo progetto, ma è la sensibilizzazione al tema e la relativa donazione a rappresentare il vero motivo per cui “Come una bambola di pezza e fieno” esiste. Nonostante ciò, un paio di dettagli tecnici apertamente positivi ci sono: il primo è rappresentato dalla qualità materiale del libro, perché la la carta usata offre una resistenza e una buona sensazione al tatto che difficilmente si ritrova in altri progetti dello stesso genere (e a volte, anche progetti editoriali con fini di lucro non sono capaci di offrire simile qualità); l’altro punto a favore è la cover, opera di Elena Hayele Saluzzi, che al di là dell’oggettiva bellezza, sa traghettare il lettore nel testo suscitando dolcezza e tenerezza con un’immagine semplice, ma molto forte.

Sara C.

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