Interviste: Lorenzo Basilico – Autore

Mi piacciono le persone intraprendenti; quelle che fanno il primo passo e ti spiazzano con la chiarezza di chi sa cosa vuole.
LUI è uno di questi ed era sulla mia “lista nera” già da un bel po’, anche perché di curiosità ne ho molte. Misterioso è misterioso (un po’ come il suo affascinante “Ex Tenebris”, a cui succede il più recente “In nomine”) quindi speravo di andare oltre l’avatar e trovare solo LUI: la persona, l’uomo, l’amico e poi, lo scrittore.
Lui è Lorenzo Basilico ed è ospite di Art Cafè in qualità di autore.

~ A me piace fare le cose per bene: oltre la conoscenza personale, ho voluto leggere la tua biografia. Laurea in Lingua e Letteratura cinese, poi vedo che sei appassionato di arti marziali e che hai addirittura praticato Thai Boxe e BaJi Quan.
Lorenzo, cosa ti affascina dell’oriente?

L’oriente mi affascina per l’assenza nella sua cultura della separazione tra mente e corpo e per la concezione di “vuoto”, proprio del Taosimo, che non è nichilista ma immanente, vitale e creativo.

~ Chi ti conosce un minimo sa che sei un grande appassionato di musica, soprattutto punk rock e classic rock: Queen, Led Zeppelin, Rolling Stones e tanti altri.
Cosa è per te la musica? Quando e perché ti viene voglia di mettere le cuffie e dimenticare il mondo?
La musica per me è un linguaggio, anzi più di un linguaggio. E’ la cifra segreta delle cose, l’armonia delle Sfere; allegoria del Tao, dove gli opposti convivono e, talvolta, si riconciliano.

~ Oltre le tante passioni, spicca quella per il cinema fantasy e di fantascienza, ma di quello bello degli anni ’80 e ’90. Qual è il tuo film preferito e perché?
Due sono i film principe per me di quel periodo “I predatori dell’Arca Perduta” e “Grosso guaio a Chinatown”. Protagonisti due eroi atipici, per niente perfetti, ma col cuore al posto giusto. Mazzate, belle donne, magia, fantarcheologia… Siamo testa a testa. Indiana vince perché alla fine quello che lo muove è l’amore della conoscenza, che credo essere una mia caratteristica portante.

~ Condividiamo la passione per Stephen King, quindi ho ben chiaro il tipo di storie che possono incontrare il tuo favore. Che rapporto hai con la lettura? Cosa cerchi quando entri in una libreria e cosa potrebbe sorprenderti tra gli scaffali?
La lettura è come l’aria che respiro, assuefazione: sono come un tossico senza la dose, se non ho da leggere. Ma col tempo sono esigente, non prendo libri al primo appuntamento dopo averli adocchiati sullo scaffale di una libreria. In genere in una libreria so già che titoli acquistare. La paura della cazzata con una bella copertina è troppa. Potrebbe sorprendermi un commesso/a competente che abbia i miei stessi gusti; allora mi farei consigliare.

~ Forse è una domanda assai banale da fare a un autore, però secondo me è dovuta: Lorenzo, cos’è la scrittura per te? Dove vorresti che ti portasse, qual è il fine ultimo dello scrivere?
La scrittura, come scrissi in un intervista rilasciata a Daisy, è il solco delle ruote che il carro dello zingaro si lascia alle spalle, il carro stesso, la sfera di cristallo al suo interno. E’ il mio passato, presente e spero, futuro. Il fine ultimo è farci sopportare la vita e quello di farci ricordare da anime affini.

~ Da dove nasce l’ispirazione per “Ex Tenebris” e poi, per “In nomine”?
L’ispirazione per “Ex tenebris” è nata dopo la visione del capolavoro di Curtiz, ‘Casablanca’ (1942), dopo averlo terminato mi è venuta l’idea di immaginare Milano come Casablanca del sovrannaturale: patria di sicari, ricettatori, esiliati, faccendieri ed improbabili eroi. “In nomine” è il suo proseguo, nasce come romanzo on the road, la mia Odissea, tra i fratelli Coen (O Brother , where art Thou? 2002) e Pietro Citati (La mente colorata). L’ispirazione è stata più inconscia stavolta, ma sicuramente c’entrano quei due che ho citato…

~ “Ex Tenebris” ha uno scenario silente, suggestivo e allo stesso tempo importante, perché la città nella quale ambienti la tua storia emerge in maniera forte tra le righe del romanzo. Perché Milano e che rapporto hai con questa città?
Conflittuale, perché Milano è una città veloce, estenuante, patinata: facile da odiare. Ciò nonostante se ci si interessa alla sua storia vi sono risvolti affascinanti e misteriosi e angoli ‘veri’ sparsi in mezzo ai miraggi della movida. Tra i miei luoghi preferiti Sant’Ambrogio, la Chiesa di San Berardino alle Ossa. Curiosità, il pub che cito in EX TENEBRIS esiste veramente e ci ho passato innumerevoli notti a bere e scrivere.

~ È innegabile: ognuno di noi fa parte di ciò che io chiamo “Villaggio Amish”, ovvero questo cerchio magico di aspiranti autori, professionisti e collaboratori che interagiscono tra di loro e producono operosi come fossero formiche. Come tutti noi, anche tu ne fai parte: che ruolo ti senti di occupare in questo circolo di artisti che definirei quasi “di strada”?
Bello questo paragone. La strada mi affascina sempre. Questo mondo è stato una bella scoperta, perché vi ho trovato perle, accanto a legioni di discreti imitatori. Non credo un ruolo centrale, spero solo che il mio nome diventi sinonimo di scrittura decente. E originalità. Faccio del mio meglio poi per sostenere chi mi colpisce e chi reputo bravo, perché sono anche un lettore. Vorace ed esigente.

~ Nel villaggio, tu sei uno dei pochi che sostiene i suoi colleghi in maniera davvero appassionata: penso al supporto ad autori come Bellard Richmont, Jordan River, Daisy Franchetto, Tania Dejoannon e ammetto candidamente, anche la sottoscritta. Cosa vedi in tutti loro? Quanto è importante il supporto e la solidarietà tra colleghi in questo ambiente?
Vedo le scintille di un incendio per far del fantasy (in tutte le declinazioni) un genere rispettato, attuale, appassionante ma fondamentale per leggere l’uomo e la realtà. Vedo gente che dovrebbe aver contratti ma soprattutto un rispetto dalle case editrici.

~ L’anno si è concluso e ne è cominciato uno nuovo, quindi è tempo di bilanci e nuovi propositi. Lorenzo Basilico vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? E soprattutto, cosa gli accadrà domani?
Sempre mezzo pieno, credo nel pensiero positivo e nell’ironia, che mi hanno salvato in situazioni difficili. Spero tante cose belle e stimolanti. Le premesse ci sono, ci ho lavorato tanto.

EXTRA.
~ Chi è Lorenzo Basilico oltre l’avatar?
E’ uno che le ha prese e un po’ ne ha date, è una persona cui non spaventa affatto la solitudine solitario, ma sa tenere banco in compagnia. E’ un lettore e un po’ atleta. Un perfezionista. Severo con se stesso, ma pronto a ridere di tutto. In primis dei propri difetti e vicissitudini. Un buon amico credo.

~ Quanta importanza credi abbiano i social riguardo la promozione delle proprie opere?
Alla fine, e alla lunga soprattutto, non tanta credo, soprattutto all’inizio. E’ il passaparola, e la stima di chi ne vale, è quello che conta. Grazie Art Cafè.

*

Ciò che mi ha sempre impressionato di te è il modo disinteressato con cui sostieni apertamente gli altri: sai far gruppo, sai tenere insieme la squadra e non lo fai per tornaconto personale. Sei uno dei pochi a restare lontano dalle polemiche, dai confronti accesi e che si dedica solamente al bello di questo circolo di artisti che io definisco sempre più spesso “Villaggio Amish”. Sei la nota positiva. Oggi, ho approfondito la conoscenza dell’uomo e dell’autore e spero che negli altri sia nata una punta di curiosità verso di te, le tue opere e il tuo lavoro. Grazie Lorenzo, io e Art Cafè ti auguriamo tanta fortuna e tanti successi.

Sara C.

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