Film: La trilogia del Cornetto

Non credo che ringrazierò mai abbastanza chi mi ha fatto conoscere “La trilogia del cornetto“. Adoro la comicità inglese, quella rude e sottile allo stesso tempo, ma non sono un’affezionata né della stand-up comedy, né degli infiniti monologhi di Ricky Gervais e soci. Sia chiaro: li apprezzo tantissimo quando mi capitano sotto gli occhi, ma non me li vado a cercare. Nonostante non sia nemmeno minimamente paragonabile, il format alla Zelig prima e Colorado poi mi ha traumatizzata così tanto da guardare altrove ogni volta a che intravedo il canale Comedy Central e affini, ecco perché non vedo mai i film dei vari comici che passano in tv.
Bestemmie a parte, il consiglio è quello di recuperare La trilogia del Cornetto, presente (in parte) su Amazon Prime.

Da ciò che si evince dalla locandina, parliamo di una vera e propria trilogia, che però non ha alcuna storia in comune. Infatti, Shaun of the Dead, Hot Fuzz e World’s End hanno trame e protagonisti differenti, ma condividono il regista, gli scrittori e gli interpreti; per non parlare dell’immancabile Cornetto Algida, che pur non essendo determinante in alcun racconto, fa la sua degna comparsata in tutti i film.
La trilogia del Cornetto è un progetto del duo comico formato da Simon Pegg e Nick Frost, diretti ogni volta da Edgar Wright. Come già detto, i film non sono collegati tra loro e addirittura, non condividono nemmeno il genere cinematografico, ma fanno comunque capo a un lavoro ben studiato, anche nelle differenze.

Shaun of the Dead – L’alba dei morti dementi (2004)

In un’era cinematografica monopolizzata dall’horror, qual’era l’inizio degli anni 2000, La trilogia del Cornetto esordisce con Shaun of the Dead (L’alba dei morti dementi in italiano, mai titolo fu più azzeccato), con un budget di 4 milioni di sterline ed un incasso pari a 30 milioni di dollari. Nonostante si tratti di un film del terrore, il tutto viene proposto in chiave comica ma non del tutto grottesca ed è questo che lo eleva qualitativamente rispetto alle tante, troppe commedie del periodo. Inoltre, gli permette di sdrammatizzare sulla sovraesposizione del genere horror e lo fa apparire più intelligente delle parodie che, all’epoca, erano le uniche capaci di strappare qualche risata sincera.
Shaun è un (tipico) giovane inglese con un lavoro operaio poco adatto alla sua età, sconclusionato, poco attento alle necessità della sua compagna e profondamente legato al migliore amico, Ed, che dorme sul suo divano e che, tra un videogioco e una serata al pub, non ha la minima intenzione di sloggiare. La quotidianità dei due viene completamente travolta da un’epidemia che trasforma i morti in zombie e sebbene questi siano simili alle creature di George Romero e non del celebre 28 giorni dopo, vaganti e non rabbiosi, Shaun cerca di recuperare la famiglia e gli amici per condurli alla salvezza. Con coraggio e ovviamente, tante idee sui generis.

Hot Fuzz (2007)

Di certo, il migliore dei tre e non solo per incassi: 8 milioni di sterline di budget e 80 milioni di dollari al botteghino. Con Hot Fuzz, La trilogia del Cornetto vira dall’horror alla commedia poliziesca e mette su più di due ore (forse un po’ troppi 121 minuti) di puro divertimento. Una tipica commedia inglese, ma con una “cazzimma” che sa di americanata non molesta: battute a raffica e regia che strizza l’occhio a quella di Joel Schumacher nel contestatissimo Batman & Robin, ma assolutamente d’effetto. Simon Pegg dà il meglio di sé e il povero, seppur bravo Nick Frost, è costretto a fargli da spalla per buona parte del film.
Nicholas Angel è l’agente più competente di Londra: pluridecorato, detiene il record di arresti cittadino e questo crea non pochi problemi ai suoi colleghi, ormai rimasti senza lavoro. Per salvare l’operato della polizia, Angel viene spedito nel borgo di Sandford, dove non si registra un arresto da diversi anni. Eppure, tra situazioni grottesche e scene comiche, l’agente si ritrova al centro di un mistero che coinvolge le più alte cariche della città.
Il film è davvero godibile e divertente: sceneggiatura e regia perfette.

World’s End – La fine del mondo (2013)

Capitolo conclusivo de La trilogia del Cornetto, nel quale gli anni passati si vedono tutti e per certi versi, diventano parte della trama di questo terzo e ultimo capitolo della serie. Con un budget di 20 milioni di dollari, giustificati dal genere del film, fantascienza, come impone il mercato, ne incassa poco più del doppio: ossia, 45 milioni di dollari. Con un Nick Frost con più battute e un personaggio più complesso dei precedenti, è un peccato vedere Simon Pegg alla sua peggiore prestazione tra quelle citate: infatti, il bulletto cresciuto e nostalgico di World’s End non è all’altezza dello sconclusionato Shaun e del tosto agente Angel, ma ne esce comunque in maniera degna. Peccato. Il film è tecnicamente più complesso dei precedenti, proprio a causa della trama fantascientifica che ricorda vagamente L’invasione degli ultracorpi (1956), ma in chiave comica e un po’ nostalgica. Ottima la scelta delle spalle secondarie, tra cui spiccano Paddy Considine (già visto in Hot Fuzz) e Martin Freeman (indimenticabile Bilbo Baggins in Lo Hobbit, Watson  nella serie tv Sherlock e Tim in The Office UK).
Ormai arrivato sulla soglia della mezza età, Gary King cerca di coinvolgere gli amici del liceo in un’operazione nostalgia assai particolare: concludere Il miglio dorato, un tour cittadino che coinvolge ben 12 pubs. Invece, una volta riunito, il gruppo si trova diviso tra i ricordi del passato e la minaccia del presente.

In conclusione, per delle serate da soli o in compagnia, ma sempre all’insegna del sano divertimento, La trilogia del Cornetto è più che consigliata.

Sara C.

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