Interviste: Sara Gavioli – Editor, Autrice

La professionista che sto per presentarvi è una specie di amuleto per me, perché sono solita portarmela dietro ovunque vada. I suoi appunti li ho sempre trovati di una chiarezza e semplicità estreme, alla portata di tutti, disponibili anche a chi non fa parte degli addetti ai lavori e non conosce molto del mondo editoriale. I suoi video sono pillole d’esperienza utili a chiunque, nessuno escluso, come le vitamine vendute in farmacia: Lei è una Zigulì al limone e noi degli sfibrati anemici. Farle delle domande sarà difficile, perché l’approccio con chi si stima è sempre colmo d’imbarazzo, ma allo stesso tempo sarà anche un’occasione grandissima.
Forse avrete già capito di chi sto parlando, perché siete abituati a trovarla in home, postata spesso proprio su Art Cafè. Ciò che forse non sapete è che si sta parlando di una professionista poliedrica, perché l’editing non è il suo unico punto forte: c’è la scrittura, il tutoraggio su YouTube e la capacità di individuate il target e le strategie di vendita migliori, abilità mai tanto utile come oggi.
Lei è una professionista, appunto.
Lei è Sara Gavioli ed è ospite di Art Cafè in qualità di Editor e Autrice.

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~ Poliedrica, si diceva, quindi andiamo con ordine (cronologico). Hai scritto il primo romanzo in terza elementare, su un quaderno a righe, come consiglia Erri De Luca: mai intrappolare le parole nei quadretti, perché bisogna lasciarle libere. La passione per la scrittura l’avevi fin da bambina, ma quando e in che modo hai capito di volerti cimentare nella stesura di un vero romanzo?
Da bambina, il mio romanzo preferito era “Emily della Luna Nuova”. L’autrice, la stessa di “Anna dai capelli rossi”, ha creato una protagonista in cui mi rivedevo tantissimo. Infatti, all’inizio scrivevo poesie come lei.
C’è stato questo, poi mio padre che aveva una passione autentica e commovente per le storie. Ne inventava un sacco e me le raccontava prima di dormire. Per me, quindi, l’idea di creare qualcosa di mio era un sogno.
Se parliamo di “vero e proprio romanzo”, al di là dei primi tentativi (e chi mi segue su YouTube ne sa qualcosa, i fan di Graziano sono parecchi), mi sono cimentata nell’impresa in un periodo in cui mi ero persa. Ho scritto di una trentenne che non riesce a trovare un posto nella società, una sua identità che la faccia sentire a casa. Non è una storia autobiografica, però sono partita da questo elemento che era parte della mia vita, in quegli anni. Cosa che immagino valga per qualsiasi trentenne.
Non avevo aspettative, a dire il vero; mi è venuta voglia di scrivere e l’ho fatto. Tutto qua.

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~ Sara Gavioli è mai stata un’autrice inesperta e allo sbando? Che esordiente sei stata?
Ah, certo. All’inizio lo siamo tutti. Sono stata un’esordiente confusa, grata di venire scelta senza che mi si chiedessero dei soldi e poi pigra nella promozione. Sono molto insicura, riguardo alla mia produzione letteraria; oggi quasi mi vergogno di quel romanzo, anche se ha rappresentato l’inizio di un percorso bellissimo. Diciamo che non mi è andata male: ormai ascolto ogni giorno le disavventure degli aspiranti autori e in genere le prime esperienze sono un disastro. Io non posso lamentarmi, dai. Tutto sommato, “Un certo tipo di tristezza” si fa ancora voler bene. Quello che mi rende felice è che sia piaciuto a tanti; io lo guardo con sospetto, ma se i lettori sono felici è tutto ok.

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~ Nel tuo primo romanzo, “Un certo tipo di tristezza”, la protagonista si sente esclusa e rifiutata dalla società e perciò si rintana in un mondo tutto suo. Nel racconto “Ghiaccio”, che consiglio, una figlia si prende cura del padre in maniera apparentemente fredda e distaccata, ma si percepiscono fin troppo bene il dolore e l’amore nei confronti del genitore. Il lettore ne rimane profondamente toccato. Da autrice, quanto è importante coinvolgere il lettore a livello emotivo?
Per me, è tutto. Non sono una fan delle trame troppo “forti”, dunque punto sempre sui personaggi e su ciò che pensano, sulle loro esperienze uniche. Quello che amo nella scrittura è proprio questo: diventare il personaggio, vivere ciò che vive lui e farlo sentire al lettore. Spero di riuscirci in modo decente, insomma. Ci si prova. Del resto, non è forse il coinvolgimento emotivo che cerchiamo nelle storie?

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~ Per alcuni è impossibile essere editor e scrittori di qualità allo stesso tempo. Per altri, queste abilità si intrecciano e migliorano il prodotto finito. È così difficile essere un editor che scrive? In quale delle due vesti ti senti più a tuo agio?
Penso di essere un editor, prima di tutto. La scrittura è per me fonte di sorpresa: scrivo perché mi piace, non mi aspetto di ottenerne qualcosa. Per questo, l’apprezzamento dei lettori mi lascia sempre sbalordita e grata.
A mio parere, il lavoro da editor non ha alcun legame con l’attività dello scrivere. Non serve che ci siano entrambe le cose, così come non è un problema se ci sono. Al massimo, potrei dire che confrontarmi con le bozze inedite mi insegna sempre qualcosa e che anche grazie ai miei autori divento un’autrice migliore. Spero che sia reciproco!

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~ Il mondo dell’editoria cambia in continuazione e con esso, anche il modo di scrivere libri. Il tuo curriculum presenta una professionista intenzionata a non restare mai indietro, per cui sono importanti formazione e aggiornamento. Per un editor, quanto è importante il contatto con la realtà editoriale? Ci sono regole universali o queste cambiano, si trasformano a seconda dei generi e dei “momenti storici” in cui i manoscritti arrivano sulla tua scrivania?
La realtà editoriale, di base, è un delirio. Ci trovi dentro persone splendide, ma spesso bloccate o in difficoltà, oppure una serie di palloni gonfiati che si credono chissà cosa (succede in tutti gli ambiti, mi sa, eh?). Dico sempre che la conoscenza è potere proprio per questo: solo grazie alla consapevolezza si può essere in grado di evitare le fregature e di orientarsi in un contesto caotico. A volte serve anche del coraggio per dire le cose come stanno, e riesci ad averlo solo se sei sicuro di quel che sai, no?
Per un editor, conoscere l’editoria è fondamentale. Non solo perché avere dei contatti aiuta te e aiuta i tuoi autori, ma perché solo grazie alla partecipazione e al confronto puoi formarti una mentalità concreta, realistica e utile. A volte capita di avere tra le mani un bellissimo romanzo, ma di non riuscire a trovargli una collocazione; allora puoi imprecare al cielo e offenderti, oppure capire come diamine potresti aiutare concretamente l’autore.
Chiariamolo: non parlo di raccomandazioni. Quelle esistono, certo, ma non ne sono stata omaggiata. Avete mica qualche cugino editore? No, eh? Ok.

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~ Secondo logica, improvvisarsi editor è dannoso per chiunque: sia per l’autore, che vede il proprio manoscritto assoggettato all’inesperienza di terzi, che per gli altri colleghi, che svolgono la professione con impegno e dedizione. Come scegliere un buon editor?
Su questo potrei scrivere un saggio. Forse lo sto già facendo. Comunque, ne parlo già fin troppo nei video, suvvia. Di base, bisogna conoscerlo e seguirlo; ma soprattutto occorre capire prima come sia un buon editor in generale. Le informazioni sono ovunque: basta cercarle. Ehi, faccio due video alla settimana per voi gratis, che volete di più?

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~ Quali sono i pro e i contro del lavoro dell’editor?
I pro sono tanti. Il momento in cui informi un autore di una buona notizia è impagabile, anche perché di solito hai lavorato su quella storia per un bel po’ e ormai le vuoi bene anche tu. La soddisfazione di notare dei miglioramenti nella scrittura di qualcuno che hai seguito è una gioia meravigliosa, e il bello è che continuerai a notarli sempre, anche dopo! A volte faccio la stalker dei miei autori e faccio loro i complimenti anche per un post di Facebook. Divento la zia fiera, come dico sempre; il merito è loro, ma io ho partecipato e rimango lì con le mani sul cuore a piangere commossa e a dire: ehi, l’ho editato io, l’ho scoperto io!
I contro ci sono, purtroppo. Esistono autori poco rispettosi, che vogliono tutto subito e gratis, quando io pago l’affitto e le bollette come ogni altro essere umano. Ci sono aziende che non pagano, o che pagano dopo troppo tempo; ho già menzionato le bollette, giusto? E poi… be’, ci sono le delusioni. Se amo una storia ma non si riesce a trovarle casa, sto male insieme all’autore. A volte capita anche se si tratta di un bel romanzo ed è una mazzata per tutti.

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~ Seguendo i tuoi video su YouTube, l’esordiente capisce quanto sia importante conoscere la realtà editoriale, i punti forti e quelli deboli della propria produzione e in che modo impegnarsi per raggiungere i propri scopi: la parola chiave sembra essere “consapevolezza”. C’è davvero così tanto bisogno di video di coaching come quelli di Sara Gavioli? Domanda irriverente: il sottobosco degli esordienti brulica di penne piene e teste vuote?
Ah be’, assolutamente sì (sulle teste vuote), ma non è questo il punto. Se ci sia bisogno o meno dei miei video dovreste essere voi a dirlo, ecco, ma a giudicare da quanti autori mi scrivono per ringraziarmi dei consigli direi di sì. In realtà, però, non sono i casi disperati a trarne giovamento; anche gli autori più bravi e più intelligenti hanno bisogno di informarsi e capire meglio, perché la conoscenza di editoria e scrittura va cercata, non la impariamo a scuola.

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~ Quali sono le caratteristiche che ti impediscono di lavorare su un manoscritto?
Quelle che me lo impediscono… direi che non riesco a lavorarci se non mi piace proprio per niente, nemmeno un po’. Con questo non intendo dire che lavoro solo su capolavori, ma che dev’esserci qualcosa. Poco, magari, ma qualcosa sì.
Più che altro, spesso rifiuto il lavoro se so con relativa certezza che l’autore non guadagnerà niente (in termini economici, ma anche solo di formazione personale o progresso nello stile) da quel lavoro. Il mio scopo è fare l’interesse dell’autore e della storia, quindi se non fossi utile non avrebbe senso lavorarci.

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~ Sul tuo sito c’è scritto che hai seguito un corso di formazione in marketing e individuazione del target. Nel mondo editoriale odierno, quanto è importante saper proporre un libro al pubblico più adatto a riceverlo? È vero che la pubblicità può tutto?
Può essere un po’ triste ammetterlo, ma sarebbe sciocco negarlo. Lo sappiamo: tanti libri vendono pur non essendo una meraviglia, perché l’autore ha un nome conosciuto o un seguito folto, per qualsiasi ragione. Farsi vedere è importante, altrimenti anche la più bella delle storie rimane inascoltata. Quindi sì, eccome. So che questo non piace a nessuno, ma è così e occorre prenderne atto, se si intende diventare degli scrittori.

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EXTRA.
~ Cosa piace alla Sara Gavioli lettrice?

Questa è una domanda difficile, perché sono una lettrice strana e molto snob. Adoro gli autori completamente pazzi, tipo Manganelli o la Nothomb; mi piacciono i romanzi inquietanti (Carrére, Shirley Jackson, Kafka), quelli scritti da bellissime penne di oggi (come Silvia Pillin, Patrizia Fortunati, Donatella Ceglia o Daniela Montella), i classici che ho letto da bambina (“La storia infinita” è indimenticabile), e tanto, tanto altro. I libri li divoro, i miei gusti in proposito sono in continua evoluzione. Non è così un po’ per tutti?

~ Obbiettivi futuri: quali sono i tuoi prossimi progetti? Da lettrice, autrice, editor, youtuber e qualsiasi altra cosa tu sia!
Cosa io sia non l’ho mica capito, in effetti. Comunque: troppi. Ho in stesura un saggio e almeno quattro romanzi, vorrei iniziare a tenere dei corsi sul mestiere che faccio o sulla scrittura, continuerò a girare video imperterrita fin quando tutti gli autori del pianeta saranno in grado di difendersi da soli e nel tempo libero continuerò a leggere. Ah, poi ogni tanto disegno. E (scusa, non riesco a trattenermi): meglio scrivere “obiettivo” con una sola b, altrimenti sembra quello della macchina fotografica. Non odiarmi.
Quel che voglio fare da grande, a parte il diventare una vecchietta eccentrica, è sentirmi soddisfatta di tutto quel che sarò riuscita a combinare. Ci riuscirò mai?

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L’ho ripetuto spesso negli ultimi mesi: Sara è una professionista. Una di quelle che sa mettere l’altro a proprio agio, appellandosi alla calma di chi sa perfettamente cosa sta facendo e per quale motivo. I suoi consigli rimpallano da un gruppo all’altro in maniera costante, aiutando gli aspiranti scrittori a trovare consapevolezza ed equilibrio necessari ad affrontare il mare aperto rappresentato dall’editoria.
Personalmente, resto sempre alquanto affascinata dall’abilità con cui Sara riesce a esorcizzare le paure più intime degli esordienti, calandosi nei loro panni con moltissima umiltà e senza alcuna traccia di arroganza. Semplice, chiara e utile, come ben pochi sanno essere.
Grazie Sara, io e Art Cafè ti auguriamo tanta fortuna.

Sara C.

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