Eventi: Erri De Luca – Autore

Il primo evento firmato Art Cafè non poteva che essere speciale, in quanto sentito ed emozionante. Lo scopo di questi approfondimenti sarà quello di “Ricordare” ciò che col tempo abbiamo dimenticato e quello che sarebbe bello poter tenere sempre a mente. Senza pretese, si riproporranno i classici, come Dante, Shakespeare e Pasolini; Lovecraft e Poe, ma anche Goldoni e De Filippo, il Romanticismo e l’Ermetismo, gli autori contemporanei, le correnti, lo stile, i personaggi e tutto ciò che il tempo, la penna o una memoria malandata ci ha portato via.
Tinteggiamo di fresco e iniziamo. Oggi, parleremo dello scrittore Erri De Luca.

Il Teatro Artemisio “Gian Maria Volonté” di Velletri è sistemato in un vicolo che collega la strada per il Comune e quella per l’ultima piazza. Ne abbiamo tre in città, di piazze, una più bella dell’altra: la seconda accoglie la “Fontana del Trivio”, progettata da Gian Lorenzo Bernini. Insomma, mica pizza e fichi.
Seduta sulle scale, ammirando un angolo della mia città che non avevo mai visto, ho aspettato l’apertura del teatro leggendo…
Enrico De Luca (detto Erri) è nato a Napoli, il 20 Maggio 1950 ed è proprio parlando delle sue origini che ha aperto l’incontro dell’altra sera. E’ un napoletano che definirei “anomalo”, in quanto riservato, silenzioso e ben distante dalla figura espansiva ed esuberante che attribuiamo agli abitanti di Napoli.
De Luca è entrato in teatro con le mani in tasca, minuto, in abiti comuni e berretto di lana; uno di quelli che indossa chi vive in montagna, quasi come una doppia pelle. Lui ci vive davvero in montagna e gode del silenzio di una vita intima, che ammetto di ammirare e non poco. Sarà pure un napoletano “anomalo”, ma De Luca ha illuminato il teatro con la riservatezza di chi quell’esperienza non l’ha cercata, ma gli è capitata: l’umiltà, la discrezione, lo sguardo dritto e una buona stretta di mano con chiunque, questo è stato il primo impatto con Erri De Luca.

In attesa.

Parlando della scrittura, Erri De Luca ha ringraziato il suo editore (Feltrinelli) per fare un’opera di “tramando”, ovvero la ristampa in economica dei classici e dei vecchi titoli dei propri autori. Infatti, la sottoscritta ha acquistato le ristampe del 2017 de “Il contrario di uno” e “I pesci non chiudono gli occhi“: so che non si tratta di copie pregiate, ma ne ho apprezzato le cover semplici e simili, tutte raffigurante un elemento naturale (il legno nel primo caso e le squame nel secondo).
Sempre parlando del suo editore, De Luca ha parlato del caso che lo ha portato a fare lo scrittore dopo ben venti anni di lavoro operaio. Un uomo che aveva sempre scritto a mano, su quaderni a righe che lo aiutavano ad andare dritto… perché quelli a quadri sembrano “ingabbiare le parole”. Ogni racconto viene scritto tre volte e se questo supera la noia, appassionando come alla prima stesura, allora vale la pena di essere tramandato.
Le storie attingono da pensieri, emozioni ed esperienze personali dell’autore stesso e perciò, vengono passate al lettore con quella capacità sensoriale viva, vibrante, con cui De Luca ti prende e ti stampa sulla pelle il vento, il sole e la salsedine. Per lui, i sensi sono l’unico modo per trasmettere qualcosa di intimo che, nel momento della pubblicazione, smette di essere tale e inizia a essere condiviso.

Il libro che tenevo in borsa era “Il contrario di uno”, una raccolta di racconti brevi. Di seguito, alcuni #estratti.
~ Titolo: La camicia al muro
Mi stese, poi si tolse i panni lasciandosi una veste bianca, lieve. Entrò nel buio delle coperte e mi coprì tutto il corpo col suo. Stavo sotto di lei a tremare di felicità e di freddo. Le nostre parti combinavano una coincidenza, mano su mano, piede su piede, capelli su capelli, ombelico su ombelico, naso a fianco di naso a respirare solo con quello a bocche unite. Non erano baci, ma combaciamento di due pezzi. Se esiste una tecnica di resurrezione lei la stava applicando. Assorbiva il mio freddo e la mia febbre, materie grezze che impastate nel suo corpo tornavano a me sotto peso di amore. Il suo teneva sotto il mio e il mio reggeva il suo, come fa una terra con la neve. Se esiste un’alleanza tra femmina e maschio, io l’ho provata allora”.~ Titolo: Il conto
Lei ritorna, saluta, vede e si mette a sedere. Quanto siamo rimasti zitti, poi che parole mandate allo sbaraglio nel campo dei centimetri che le nostre mani non potevano attraversare: ho scordato. Deve avermi detto di non fare così, ma io non so più di che materia fosse quel così, se bruciava o era spento. Ora che è vita andata, recito l’atto di dolore: mi pento e mi dolgo, mi dolgo e mi pento di averle presentato il conto. la presunzione di avere diritto mi gonfiava la vena della fronte. Avanzavo il mio rauco reclamo e più sacrosanto era, più era goffo: le chiedevo conto, e mai si deve tra chi sta in amore. Non esiste il tradito, il traditore, il giusto e l’empio, esiste l’amore finché dura e la città finché crolla”.

~ Titolo: Il pilastro di Rozes
Siamo due, il contrario di uno e della sua solitudine sufficiente”.

Erri De Luca è uno degli autori meno inquadrati nel calco delle regole, ma leggere un suo libro è un’esperienza speciale che trasuda essenza.
Senza perdersi in polemiche sterili tra talento e tecnica, diciamo che Erri De Lucca è IL talento… di quelli che capitano raramente da queste parti. Il Corriere della Sera lo ha definito “lo scrittore del decennio” e per quanto umile e di parte sia il mio parere, concordo. Persona umile, e lo si nota dalla scelta di parlare da seduto sul bordo del palco e non sopra, al centro di questo, De Luca intende la scrittura come qualcosa di bellissimo e per il quale ci vuole non poca preparazione. Insomma, “per scrivere una poesia vuol dire che sei proprio bravo…“.
A voi il giudizio.

~ Titolo: Due
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno, uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.

Con me c’era una donna appena incontrata, una di quelle simpatie che nascono a pelle quando si è in qualche posto e si è soli: eravamo entrambe sole all’evento, all’inizio.
Tra le mani aveva “In nome della madre“, il libro che racconta la gravidanza di Miriam/Maria madre di Gesù. La prima cosa di cui mi parla (e che chiede a De Luca) è come sia possibile che un uomo abbia saputo raccontare la maternità in maniera così spessa e sincera, fedele. Arrivati a questo punto, posso confidare di non essere credente e come me, anche Erri De Luca non lo è; questo non gli ha impedito di studiare l’ebraico antico, tradurre alcuni testi della Bibbia e scrivere per l’Avvenire.
Con calma, perché il discorso mi ha toccata molto…
L’autore ha ammetto di esserci stato lì, nell’utero materno, e quindi ne sa più di qualsiasi altro. E’ entrato come uno “sputazzo” (cit.) e ne è uscito essere umano fatto e finito, fisicamente abile. Oggi, 63kg, ha subìto più evoluzioni strutturali dentro sua madre che fuori da lei. Quel ponte che collega madre e figlio, quel punto di contatto, la placenta, è qualcosa che lega due esseri umani per sempre… un legame visceralmente emotivo che vive sottopelle e che si protrae nel tempo, nella vita, nelle esperienze.
Il modo in cui Erri De Luca ha parlato della maternità è stato profondo, garbato e diretto e riflettendo sulle sue parole, ho compreso i motivi della paura di una madre non-madre, ovvero me. Ammetto di essermi commossa.

Sempre riguardo “In nome della madre”, una dedica che De Luca dedica a Giuseppe padre di Gesù: uomo spesso raffigurato vecchio, stanco e con la barba, ma che non era affatto così. Giuseppe era giovane, forte e innamorato: follemente innamorato.

“È la più certa prova d’amore quella di un uomo che cambia parere per essere d’accordo con la donna”.

Letta da sola, questa citazione sembra qualcosa di sbagliato: qualcuno cambia per qualcun altro e cambiare per chicchessia è sempre sbagliato. Invece, leggendo il libro per intero, si scopre che Giuseppe si è fidato di Maria al punto di credere a qualcosa di eccezionale e inconcepibile. All’epoca, la donna sarebbe stata condannata alla lapidazione per il crimine commesso, ma Giuseppe le fa dono di qualcosa che supera di gran lunga la potenza devastante dell’amore: lui le crede… perché la fiducia è più alta forma d’amore. E’ impossibile parlare di Erri De Luca e non menzionare il suo impegno civile, eppure, lui lo ha fatto: ha aggirato il tema politico e si è concentrato su quelli sociali, che gli sono decisamente più a cuore.
Autista di convogli umanitari diretti in ex Jugoslavia nel periodo della guerra, l’autore ha ricordato il 1999, quando Belgrado (Serbia) venne bombardata dalle forze NATO: non da una controparte politica e militare, ma dalla stessa NATO. Venendo dal discorso sulla maternità, ha parlato dell’allarme aereo che si sentiva suonare in città e di come quel rumore stridulo e agghiacciante che aveva tormentato il sonno di sua madre per tutta la vita, a lui dava un senso inspiegabile di pace. Lo conosceva già, perché faceva parte dell’eredità che sua madre gli aveva lasciato e in quel momento, sotto gli attacchi NATO, Erri De Luca capì che quella era “la sponda” giusta per lui. Quella su cui stare.

Il ricordo ha completato un’idea sulla maternità che mi ha colpita profondamente e non perché spiegata da un uomo, bensì perché nuova, viscerale e commovente. Non avendo memoria della guerra, per ora e per fortuna, credo che assocerò il rumore dell’allarme aereo alla madre di Erri De Luca.

Dal 2011, la “Fondazione Erri De Luca” si occupa di progetti con finalità culturali e sociali, come la “Borsa di Studio Migrante” dedicata ai rifugiati o la campagna “Pasto sospeso” che consiste nella possibilità di offrire uno o più pasti, ognuno del valore di 5 euro. Citando il sito: “… riprende l’antica usanza napoletana del “Caffè Sospeso”. L’iniziativa è stata lanciata il 2 febbraio 2017 da Chef Rubio ed Erri De Luca. Si usava nei bar di Napoli che una persona beveva un solo caffè ma ne pagava due, per offrirlo a chi sarebbe venuto dopo e non poteva permettersi di pagarlo. Ora questa usanza in tempi di crisi economica e occupazionale è tornata alla ribalta e da Napoli si è estesa anche in altre città d’Italia e d’Europa” .

Erri De Luca e l’amore per la montagna: padre alpino e una grande passione per la scalata. L’autore ne ha parlato paragonando la montagna a un viaggio, dove la vetta non rappresenta la meta, bensì il centro esatto dell’esperienza stessa. Dopo il raggiungimento del punto più alto, infatti, c’è la discesa con tutti i rischi e le bellezze.
In “Il contrario di uno” troviamo un racconto interessante, ambientato proprio in montagna.

~ Titolo: Aiuto
Hai bisogno di aiuto?”.
Di uno che mi uccide”.
Alla risposta mi fermo del tutto. E’ più accovacciata che seduta in terra sul bordo del sentiero. La posizione compressa, dal mal di stomaco, mi ha tirato fuori l’offerta di aiuto. E poi in montagna si usa. E poi lei attira, però questo l’ho visto alla risposta quando mi alza in faccia una faccia di sposa persa sull’altare. Mi fermo, non pesa lo zaino leggero di una giornata in giro per cime senza corda e ferraglia da scalata. Non mi accosto ancora, mi volto e ripeto: “Di uno che l’uccide. Di uno che l’ama fa lo stesso?”. Una che risponde buffa e agra ha bisogno di uno spudorato.
No, di uno che mi uccide. Un assassino si trova, un uomo no”. Questa è la rivolta al genere maschile e a me che sono il solo nei paraggi. “Sono assassino. Ho con me un buon coltello, se vuole ci appartiamo e la sgozzo”.
Abbassa gli occhi dalla faccia alle mani per cercare conferma. “Gratis?”.
”.
Generoso”.
Siamo in montagna, c’è più solidarietà che a fondo valle”.
Finalmente sbuffa in un sorriso e poi in lacrime.

Nel mezzo del discorso, De Luca ha fatto finalmente cenno al suo nuovo libro, “Il giro dell’oca“, edito da Feltrinelli e nelle librerie da Ottobre 2018. Non si è speso molto nel parlare del racconto, ammetto, ma ha raccontato di come è venuta l’idea e di quanto il silenzio della montagna lo abbia aiutato a portare a termine questa bellissima riflessione.
“Il giro dell’oca” racconta di un uomo seduto di fronte al camino acceso che scoppietta di continuo. E’ proprio lì, con “Pinocchio” di Collodi tra le mani, che il protagonista immagina il figlio che non ha mai avuto e che è stato abortito tanti anni prima dalla fidanzatina dell’epoca. Lui, il bambino ormai adulto, resta ad ascoltare i racconti del padre finché non decide di prendere parola e il monologo iniziale si trasforma in un dialogo a due di intensità straordinaria.
Dopo “In nome della madre”, Erri De Luca fa un inno alla paternità.

Il primo evento speciale di Art Cafè giunge al termine.
Spesso, il “villaggio amish” del quale facciamo parte, inesorabilmente, ci infonde sicurezze e ci da certezze che maturiamo con le esperienze di lettura dei nostri stessi libri. Li scriviamo, li facciamo correggere ad altri come noi, li sottoponiamo all’editore e poi, li vendiamo a noi stessi, agli stessi che magari erano accanto a noi quando è nata l’idea. Tutto ciò è davvero bello, ma ci fa dimenticare che fuori dal nostro recinto, oltre la siepe che abbiamo sistemato a protezione del nostro villaggio c’è il mondo della grande editoria. Ripudiata perché colpevole di fare cassa con dei fenomeni da baraccone, la BUONA editoria è ovunque, non solo nelle piccole CE come non solo nelle grandi: bisogna avere curiosità, pazienza e buona conoscenza di se stessi e dei propri gusti. La buona editoria porta in libreria autori come Erri De Luca, uomo ed essere umano di straordinario talento e bellezza… che mi ha fatto un regalo immenso.


Ringrazio l’ Associazione Culturale Click Paolopacephoto e il fotografo Paolo Pace per la collaborazione, la Mondadori BookStore di Velletri per l’organizzazione dell’evento e ovviamente, Erri De Luca.

Sara C.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.