ArtMusic: The power of goodbye, Madonna

Your heart is not open, so I must go
The spell has been broken, I loved you so
Freedom comes when you learn to let go
Creation comes when you learn to say no
.
You were my lesson I had to learn
I was your fortress you had to burn
Pain is a warning that something’s wrong
I pray to God that it won’t be long
Do ya wanna go higher?

There’s nothing left to try
There’s no place left to hide
There’s no greater power
Than the power of goodbye
.
Your heart is not open, so I must go
The spell has been broken, I loved you so
You were my lesson I had to learn
I was your fortress
.
There’s nothing left to lose,
There’s no more heart to bruise
There’s no greater power
Than the power of goodbye

Learn to say goodbye
I yearn to say goodbye

There’s nothing left to try
There’s no more places to hide
There’s no greater power
Than the power of goodbye

There’s nothing left to lose
There’s no more heart to bruise
There’s no greater power
Than the power of goodbye
.

Ammetto che, negli ultimi periodi, risulta abbastanza difficile difendere “l’onore musicale” Madonna; e anche alcune delle sue scelte private. Siamo onesti: dopo “Confessions on a Dance Floor” (anno 2005), la signora Ciccone non ne ha imbroccata una. Da pioniera della moda, musicale e non, si è ritrovata a seguire il mondo veloce dell’industria, fatta di squinzie che si accontentano di stare sulla cresta dell’onda per uno o due anni, rapper che generano non poche perplessità e sesso a buonissimo mercato su cd* (lontanissimi i tempi di “Erotica” e “Human nature“).
E’ innegabile che Madonna si sia persa nei meandri del market service, nella speranza di continuare a fare ciò che le è sempre piaciuto fare: esprimersi. Oggi, ci ritroviamo di fronte a un androide con gli zigomi sulle orecchie, le tette sotto il mento (merito del pushup esagerato e non -forse- della chirurgia) e una cascata di capelli rosa che poco si addicono a una donna che domani compie ben 63 anni. E non è per essere bacchettoni, come molti dei suoi fans dicono, bensì per segnalare che non è solo una ciocca di capelli ad aver fatto diventare Madonna ciò che è stata: esprimersi, questo è il punto; niente a che vedere con una tinta sgargiante. Eppure, nonostante la morte musicale avvenuta nel 2005, la signora Ciccone ci ha regalato quindici anni di tour meravigliosi: lo “Sticky & Sweet Tour” (2008/2009) e “The MDNA Tour” (2012) sono straordinari, oltre che i suoi più redditizi di sempre (suoi e di una artista femminile in generale, per non parlare del nono e decimo posto nella classifica complessiva di sempre).
Insomma: lo spettacolo c’è, la stravaganza pure, ma manca la musica.

E’ per questo che, senza scomodare le perle di CoaDF, torniamo al 1998 e a quel capolavoro che è “Ray of Light“.
Dopo la raccolta “Something to remember” del 1995, Madonna si era lasciata attrarre dal mondo del cinema, suo pallino da sempre, ed era riuscita a impressionare il pubblico con “Evita”, film che racconta la vita dell’ex first lady argentina Evita Perón. Proprio in quegli anni, fatti di studio matto e disperatissimo, con lezioni di canto e recitazione a tutto spiano, nasce la sua primogenita: Lourdes Maria. L’incontro-scontro tra questi fattori importantissimi porta l’artista a cercare nuove sonorità e nuovi modi di esprimere le proprie potenzialità, quindi riprende la collaborazione con Babyface e Rick Nowels, a cui si aggiunge il visionario britannico William Orbit, che a sua volta darà una vera e propria svolta all’album. Anche dal punto di vista umano e personale Madonna inizia a porsi delle domande: si interessa alla Cabala ebraica, all’induismo (che folgorò anche George Harrison durante il celebre viaggio dei The Beatles in India), allo yoga: l’elevazione spirituale della signora Ciccione si riversa nel lavoro e in “Ray of Light”, che brilla per onestà e profondità.
Nonostante scegliere sembri facile, visto che l’album contiene la straordinaria “Frozen“, che a conti fatti possiamo definire la canzone più bella dell’intera discografia di Madonna, ce n’è un’altra sui cui è bene riflettere: “The power of goodbye“.

Innanzitutto, è bene spiegare che l’atmosfera blu del videoclip diretto da Matthew Rolston non fu una scelta casuale: in psicologia, come nei tarocchi, il blu è il colore della calma e della riflessione, temi centrali di “Ray of Light” e nello specifico, di “The power of goodbye”. La canzone, scritta in collaborazione con Nowels, parla della presa di coscienza e dell’addio di uno dei due innamorati. In questo caso, Madonna canta di quanto sia stato difficile comprendere e accettare la realtà, ossia, una relazione che è diventata ormai un vicolo cieco, che ha dato tutto ciò che poteva dare, ma che non può andare oltre. In un mondo di coppie che si trascinano senza amore, la Ciccone (e la sua voce da usignolo, mai come in quest’album) spinge chi l’ascolta a fare uno dei passi più difficili: lasciar andare.

Bellissima la messa in scena, che cela (neanche tanto) i significati veri e propri del quarto singolo di “Ray of Light”: la partita a scacchi tra i due protagonisti simboleggia la relazione e il gioco di sguardi, sommato alle mosse sempre più decisive delle parti, denota la battaglia di chi è invischiato in una relazione (che forse dovrebbe finire). Io sono una a cui piacciono i dettagli e non ho potuto fare a meno di notare il tocco gentile e insicuro di lei a lui, dato quasi di sfuggita, come a rappresentare la metà della mela che prova a sistemare le cose, a non perdere, a non rinunciare. La controparte rifiuta quasi con sdegno, ma se ne pente amaramente nel momento in cui Madonna butta a terra la scacchiera con la partita ancora in corso, a significare il momento di rottura nel cuore di chi ha sempre tentato la via della riconciliazione. D’altronde, il tema centrale della canzone è proprio la presa di coscienza e la rottura definitiva.

Nonostante non sia più così frequente come si pensa, la reazione tipica di chi tiene le redini del “gioco” e che poi viene improvvisamente abbandonato è la stessa: nel video, nel momento in cui Madonna abbandona la partita (e la relazione), la controparte si ribella e le strappa un bacio che dovrebbe essere appassionato. Si usa il condizionale perché non ho mai visto un bacio così brutto sullo schermo, ma questa è un’impressione del tutto personale.
Malgrado la ritrovata passione, la signora Ciccone canta di quanto sia invece consapevole della fine di quel rapporto e proprio per questo, trova la forza di andare via e procedere da sola, scontrandosi con la vastità del mare (che simboleggia la vita e tutto ciò che può venire e verrà).
A margine, non meno importante: cooprotagonista del videoclip è Goran Višnjic, all’epoca semisconosciuto e in procinto di sostituire il fascinoso George Clooney nella serie “ER – Medici in prima linea”.

Sul testo c’è poco da dire, perché segue di fatto le immagini del videoclip. Interessanti sono i versi Your heart is not open, so I must go/The spell has been broken, I loved you so che significano Il tuo cuore è chiuso, quindi devo andarmene/L’incantesimo è finito, ti ho amato tanto, e racchiudono il senso della bellissima “The power of goodbye“. La canzone, una ballad con sonorità elettroniche, si colloca bene nella cornice anni ’90, ma difficilmente oggi troverebbe spazio in radio o su Spotify… purtroppo. Messaggi così, a volte, salvano la vita.
Detto questo, grazie Madonna e buon compleanno (a te e a me).

*A tal proposito, consiglio la puntata “L’anello” di South Park.

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